Donare il sangue

PERCHÈ LA DONAZIONE NON È RIMBORSATA?

Lo scorso 10 maggio, in un incontro al Senato, AVIS Nazionale ha ribadito la necessità di preservare la donazione gratuita e non rimborsata in quanto garanzia di motivazione solidaristica e fidelizzazione nel lungo periodo di chi compie questo gesto.

L’incontro ha dato i suoi frutti: la Commissione Industria del Senato ha, infatti, approvato gli emendamenti all’art. 17 del Disegno di Legge Concorrenza, dando il via libera alla proposta su cui governo e maggioranza, già nelle scorse settimane, avevano trovato un accordo in merito alla raccolta di plasma in particolare.

Gli emendamenti rendono chiaro che il plasma raccolto dai servizi trasfusionali italiani deve provenire dalla donazione volontaria, anonima e gratuita del sangue e dei suoi componenti, una specifica che non era presente nella precedente versione.

Nel passato, fino ad arrivare alla fondazione di AVIS Milano nel 1927, non era così: il sangue era dato a pagamento, con la possibilità di trasfusioni solo per il ceto nobile.

Questo impediva le cure e la salvezza di tutti coloro che erano meno abbienti. Il cambiamento di prospettiva avvenne nel 1927, quando, una ragazza povera che cercava di mettere al mondo il figlio, ha iniziato a perdere sangue copiosamente nell’ospedale in cui operava il medico Formentano. Purtroppo, non è stato possibile salvarle la vita, perché non aveva disponibilità economiche per ottenere il sangue che doveva essere trasfuso. È stato il medico Vittorio Formentano che, dopo il tragico evento, ha compreso il valore di sviluppare un’offerta di sangue libera, volontaria e gratuita, pubblicando sul quotidiano del 1926 un appello per la costituzione di un gruppo di volontari a cui chiedere di donare sangue in modo tale da offrirlo a tutte le persone indistintamente. “Il rischio di dare un rimborso per la donazione è che lo stimolo economico superi il senso civico e lo spirito di solidarietà che distinguono il donatore rispetto a un non donatore in Italia. In America la raccolta del sangue è delegata all’industria farmaceutica e viene svolta attraverso il rimborso economico verso il donatore, che a quel punto non è più donatore, nel senso letterale del termine”. Così racconta il direttore generale di AVIS Milano, Sergio Casartelli, che attraverso le sue parole fa riflettere su come la spinta economica porti con sé molti lati negativi. Infatti, in America, coloro che danno il proprio sangue non lo fanno più per spirito civico e solidarietà, ma per necessità di sopravvivenza e questo ha aumentato il rischio di trovare un prodotto finale da trasfondere non adeguato alla qualità necessaria per salvare una vita. “Anche in Italia sono arrivati questi prodotti e hanno contribuito a sviluppare delle infezioni a più ondate partendo dagli anni Novanta fino ad arrivare ai primi anni del Duemila”, aggiunge Sergio Casartelli per far rendere conto della pericolosità di una donazione spinta dal valore economico e dalla necessità di sopravvivenza. “Io lo faccio per aiutare il prossimo e non per mio tornaconto: se l’erogazione di sangue fosse remunerata si creerebbe un circolo vizioso e lo si farebbe per avere un ritorno economico. Questo potrebbe attirare delle persone che non hanno uno stile di vita sano”. L’affermazione dell’infermiera Valentina che gestisce la sala prelievi in sede AVIS Milano pone l’accento sull’importanza dello stile di vita sano del donatore, perché chi riceve il sangue è un soggetto delicato, magari a causa di gravi incidenti o di malattie che compromettono il sistema immunitario. Per questo, bisogna escludere totalmente la possibilità di mettere nel sistema del sangue che potrebbe contenere virus come HBV, HCV, HIV, che sono in percentuale le malattie più diffuse tra le persone che danno il proprio sangue per necessità economica e non per spirito di solidarietà, come avviene in Italia. Negli altri Paesi, infatti, la percentuale di diffusione di queste epatiti tra i soggetti che danno sangue per un ritorno economico è maggiore, perché il vaccino non è obbligatorio e questo aumenta la possibilità di essere infetti. “In Italia questo sistema della gratuità esiste soprattutto per salvaguardare il ricevente, perché è una persona delicata che ha bisogno del sangue per la propria sopravvivenza”, aggiunge l’infermiera per sottolineare il doppio ruolo della donazione gratuita, sia di salvaguardia per il ricevente sia per attrarre donatori con uno stile di vita sano.

Condividi sui tuoi social

Lascia una risposta