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Giornata mondiale dell’infermiere

Ieri è stata la Giornata Internazionale dell’Infermiere, ricorrenza che coincide con il compleanno di Florence Nightingale (1820-1910), nobildonna inglese dalla forte vocazione religiosa, la prima alla quale sia possibile attribuire propriamente il titolo di “infermiera”.

Durante la guerra di Crimea del 1853 la Nightingale, insieme ad altre 39 infermiere da lei selezionate, prese in mano la situazione dell’ospedale militare inglese di Scutari, nonostante l’iniziale diffidenza da parte dei medici.

Applicando un nuovo metodo organizzativo che garantisse, in primis, l’igiene dell’ambiente terapeutico riuscì a far diminuire il tasso di mortalità e fu tra i primi a comprendere l’importanza dell’epidemiologia e statistica medica per interpretare le informazioni sull’evoluzione di una malattia e sull’efficacia delle prestazioni fornite.

L’assistenza infermieristica negli ospedali italiani dell’epoca era molto scadente: pessime erano le condizioni di lavoro e l’assistenza infermieristica era priva di qualità e organizzazione.

Fu Anna Celli (1878-1958), infermiera tedesca trasferitasi in Italia, a criticare aspramente le attività degli ospedali italiani, affidate in gran parte ad inservienti impreparati, sfruttati e sottopagati.

Sotto il regime fascista si ebbe la prima e vera regolamentazione della formazione medica che era riservata alle sole donne.

La pandemia e le crescenti crisi sociali, economiche e politiche hanno messo in luce l’esempio, il coraggio e l’impegno con cui infermiere e infermieri operano per il benessere e la salute, e come la presenza infermieristica sia stata costante e determinante.

Ieri, nella Giornata internazionale dell’infermiere, è stata celebrata la vocazione di un servizio che ha rivestito, e rivestirà sempre di più, un ruolo fondamentale negli ospedali e nel rapporto con i malati e le famiglie sul territorio. Il loro lavoro va sostenuto sempre per tutelare il diritto alla salute di tutti noi.

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