Parliamo tantissimo del vaccino per il Coronavirus, che potrebbe cambiare la nostra prospettiva e la quotidianità dei prossimi mesi. Ma a che punto siamo? Vi proponiamo qui un’interessante intervista sul tema di Laura Cuppini pubblicata sul Corriere della Sera all’ immunologo Sergio Abrignani (Università Statale di Milano)
Professor Abrignani, a che punto siamo nella ricerca di un vaccino contro Sars-CoV-2?
«Siamo di fronte a uno sforzo mondiale senza precedenti, che al momento si basa su assunti che ci auguriamo siano giusti — afferma Sergio Abrignani, immunologo, ordinario di Patologia generale all’Università Statale di Milano e direttore dell’Istituto nazionale di genetica molecolare «Romeo ed Enrica Invernizzi», in passato ricercatore in una multinazionale americana che produce vaccini —. È una scommessa, sono tante le cose che non sappiamo di questo virus che studiamo solo da pochi mesi».
Per esempio?
«Per creare un vaccino si deve identificare un “correlato di protezione”, ovvero il tipo di risposta immunitaria che protegga dall’infezione e che si vorrà indurre con la vaccinazione. Per arrivare a definire un correlato di protezione, nell’iter normale, cominceremmo a studiare in dettaglio la risposta immunitaria nei pazienti guariti e negli asintomatici per capire quale risposta si associ alla guarigione o a un andamento benigno dell’infezione; allo stesso tempo utilizzeremmo dei modelli animali per capire quale risposta protegga da un’infezione sperimentale. In una situazione di emergenza, come quella che stiamo vivendo, tutto viene accelerato al massimo e si cercano delle scorciatoie, cioè si fanno una serie di assunti logici e si opera come se fossero veri. Per esempio, poiché la proteina spike è la chiave che il virus utilizza per entrare nelle cellule umane, in analogia con altre infezioni virali acute, il primo assunto fatto è che gli anticorpi anti-spike, che neutralizzano l’ingresso del virus nelle cellule, ci proteggano dall’infezione».
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