Riportiamo qui un interessante articolo pubblicato sul Corriere della Sera a firma di Danilo di Diodoro su come i sogni possano essere veri e propri terapisti per le nostre emozioni.
Entrare nella mente di chi dorme e modificare le sue visioni notturne è il sogno che fa vivere la nuova pellicola danese d’animazione Dreambuilders – La fabbrica dei sogni, del regista Kim Hagen Jensen. Minna, la bambina protagonista, scopre come entrare nella «fabbrica dei sogni» degli altri e modificarli come se fosse un regista su un set cinematografico, tentando così di cambiare anche il loro modo di comportarsi. Perché i sogni, bizzarri film interiori, sono comunque una produzione mentale radicata nella vita di ciascuno di noi. Anche senza voler scomodare Sigmund Freud e la sua interpretazione psicoanalitica del sogno come via principale verso l’inconscio. I sogni e la vita sono fatti della stessa materia, come suggeriva già secoli fa William Shakespeare ne La Tempesta: «Siamo fatti della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita».
Spesso diciamo «è un sogno», riferendoci a qualcosa che immaginiamo come meraviglioso, eppure circa l’80 per cento dei sogni comporta emozioni negative, come paura, ansia e rabbia. Questa prevalenza di sensazioni spiacevoli ha a che fare con il coinvolgimento delle aree più istintive del cervello nella vera «fabbrica dei sogni», ma potrebbe avere anche il senso di aiutare chi sogna a individuare preoccupazioni e timori che nella vita diurna potrebbe non cogliere, e in questo senso gli psicologi parlano dei sogni come «terapisti notturni». Un termine adeguato, se si considera anche che i sogni sono in grado di portare alla mente del sognatore soluzioni a problemi non risolti dalla mente sveglia. E se si vanno ad analizzare i singoli mattoni che costituiscono il sogno, personaggi, situazioni, trame, emerge chiaramente che si sogna ciò che si è vissuto, anche se mascherato dalla bizzarria del sogno.
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