La pericardite è un’infiammazione, più comune negli uomini rispetto alle donne, che colpisc e il pericardio, la membrana che ricopre e protegge il cuore.
Il pericardio è costituito da due membrane separate da un sottile strato di liquido. In presenza di pericardite, le membrane si infiammano e il liquido che le separa può aumentare, comprimendo in alcuni casi il cuore.
Nella maggior parte dei casi, la pericardite è causata da un’infezione virale, ma raramente da batteri o altri agenti patogeni. La sua insorgenza può anche essere associata ad altre malattie come tumori, insufficienza renale o malattie autoimmuni come il lupus eritematoso sistemico. Molti farmaci possono anche causare pericardite. Questi includono farmaci antineoplastici e antibiotici. Anche la radioterapia che coinvolge il cuore può indurre pericardite.
La pericardite può verificarsi anche dopo l’intervento chirurgico per aprire il pericardio, che è comune nella chirurgia del cuore: le lesioni nel pericardio possono effettivamente innescare una risposta autoimmune.
A seconda della causa della pericardite, infezione o meno, gli esperti saranno in grado di determinare il trattamento più appropriato.
Il sintomo più comune di pericardite acuta è il dolore toracico.
Sebbene il dolore appaia in alcuni degli stessi punti che caratterizzano un infarto, i due tipi di dolore hanno caratteristiche diverse: il dolore nella pericardite è un dolore che cambia con la respirazione, la tosse e peggiora se ci si sdraia.
Se l’infiammazione provoca un rapido accumulo di grandi quantità di liquido nel sacco pericardico, il cuore può essere compresso e quindi potrebbe non essere più in grado di riempirsi di sangue: in questo caso si verifica il tamponamento cardiaco. Questa è un’emergenza medica.
Se invece il versamento avviene lentamente, oppure il pericardio si ispessisce e si irrigidisce a causa di un processo infiammatorio, il cuore non può espandersi a sufficienza, ma non siamo in una situazione così violenta come un tamponamento cardiaco.
Sebbene la pericardite diventi raramente cronica, può ripresentarsi anche se l’infiammazione si risolve (pericardite ricorrente).
Se le manifestazioni cliniche fanno sospettare una causa specifica (p. es., storia di esposizione a farmaci che possono causare pericardite, sintomi sospetti di malattia autoimmune sistemica), devono essere intraprese indagini e un possibile trattamento. In tutti gli altri casi, compresi quelli in cui si sospetta una causa virale, il trattamento di prima linea è un farmaco antinfiammatorio non steroideo (Fans), solitamente acido acetilsalicilico o ibuprofene, per 2-4 settimane.
Al fine di ridurre il rischio di recidiva, si consiglia di associare la colchicina per 3 mesi consecutivi. La risposta al trattamento è generalmente rapida e i sintomi scompaiono entro pochi giorni.
Se non c’è risposta all’associazione FANS e colchicina o c’è una controindicazione ai FANS, il trattamento di seconda linea è rappresentato dai corticosteroidi, sempre in associazione con la colchicina.
Per concludere, è raccomandata l’astensione da attività sportive non agonistiche e agonistiche fino alla risoluzione dei sintomi e alla normalizzazione degli indici infiammatori.
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