Ieri ho chiamato il servizio donatori per alcune informazioni, e purtroppo ho scoperto che non potrò più essere una donatrice.
Sin da quando ero piccola, mio padre era donatore e mi ha sempre detto quanto fosse importante donare il sangue.
Appena maggiorenne, mi ricordo di essermi informata ma non potevo donare perché pesavo troppo poco e avevo la pressione bassa.
Nel 2016, a 25 anni, crescendo (non solo d’età, ma anche su quanto indicato dalla bilancia!), ho deciso di informarmi nuovamente.
Ho ritrovato giusto oggi la mail: ho prenotato la mia prima visita il 10 febbraio 2016 presso la sede di Lambrate. Da lì, scusate ma ho dei ricordi abbastanza confusi, penso che il susseguirsi degli eventi sia stato pressoché questo: alla prima visita, la Dott.ssa mi ha auscultato il cuore e ha sentito dei “saltelli” in più.
In quel periodo considerate che ero completamente asintomatica, andavo in palestra, facevo la vita normale di una 25enne, e non mi ero accorta ancora di nulla.
Per precauzione, la Dott.ssa ha deciso di anticipare l’elettrocardiogramma subito prima/dopo – non ricordo – la prima donazione (che sarà poi l’unica della mia vita) e da lì si scopre che ho delle extrasistoli, e mi ha consigliato di effettuare una visita cardiologica.
Non vi tedio con l’odissea di visite, esami, terapie farmacologiche, analisi, che si è verificata l’anno seguente, soprattutto a valle del fatto che poi ho iniziato ad avere i primi sintomi. Semplicemente, ogni tanto il mio cuore – anche mentre ero seduta tranquilla a vedere un film – “partiva” a raffica, facendo i famosi “saltelli” in più, degli extra- battiti.
Questi extra-battiti sono poi aumentati, e cominciavano ad affaticare un po’ il mio povero cuore, e per questo il 6 giugno del 2017 ho fatto un’operazione chiamata “Ablazione transcatetere di extrasistolia ventricolare RVOT”, più comunemente chiamata “Ablazione”. Consiste nel “bruciare” il pezzettino del cuore che causa questi scompensi elettrici.
L’operazione è stata un successo, e ora sono perfettamente in salute. Mi hanno sempre detto che aver preso il tutto “per tempo”, è stato importante, soprattutto per studiarne passo passo l’evoluzione. E per me, il fatto di essere “pronta” quando poi sono arrivati i sintomi, è stato senz’altro fondamentale.
Quello che ho imparato, per cui vi scrivo, è che il vostro lavoro è prezioso, sia per i riceventi che per i donatori. E che il circuito stesso della donazione – nato per salvare vite donando – è capace anche di “dare indietro” e io ne sono assolutamente la prova.
Per questo, vi ringrazio…di “cuore” 😉
Sono veramente triste di non poter donare più, ma spero di incentivare a farlo raccontando la mia storia alle persone che incontro, e vi assicuro che non dimentico mai di dire come è iniziata.
Grazie ancora,
Giulia Sala
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