Donare il sangue

La donazione, racconto di un viaggio

CuoreManiI progressi nel campo della medicina trasfusionale, uniti allo sforzo di continuo aggiornamento professionale di tutti coloro che operano ai più svariati livelli, sia nei punti raccolta che nei centri trasfusionali, sono i protagonisti di un complesso sistema comunemente denominato “buon uso del sangue”.

Questo sistema può essere descritto come un viaggio dai centri di raccolta ai reparti di cura. Una realtà che ha dell’avventura e che vede come protagonisti due soggetti umani indissolubilmente uniti da un sentimento di solidarietà, tanto antico, quanto a volte desueto che si concretizza nel dono di un tessuto vivente: il sangue, che da sempre ha l’alto valore simbolico della vita e dell’appartenenza.

L’inizio è la selezione del donatore o aspirante tale.

E’ compito del medico trasfusionista, in osservanza di leggi e procedure, della propria scienza e coscienza, dare l’idoneità al donatore. La prospettiva di questo giudizio è non nuocere in nessun modo ai due protagonisti di questa vicenda: il donatore e il ricevente.

Si procede poi al prelievo di sangue che può essere raccolto intero, in tutti i suoi componenti, donazione tradizionale; oppure scomposto direttamente a latere del donatore, tramite un separatore cellulare (donazione aferetica), raccogliendo selettivamente la componente o le componenti (donazione multicomponente) che interessano.

Quindi la venipuntura o prelievo. È un’operazione apparentemente semplice: comporta l’accurata disinfezione della cute, per ridurre la carica batterica presente su di essa, la corretta “presa” della vena al fine di mantenere un adeguato e regolare flusso di sangue durante tutta le donazione.

Nel caso di donazione tradizionale di sangue intero, esso viene raccolto in un complesso sistema sterile di sacche collegate fra di loro e mantenute separate da appositi punti di giunzione, che permettono il trasferimento del contenuto di una all’altra, senza interrompere la continuità e la sterilità.

Il prelievo deve avvenire in tempi corretti, in quantità ottimale e in agitazione continua, ciò per la corretta miscelazione con il conservante anticoagulante presente nella sacca di raccolta. Tutto questo è garantito dell’uso di particolari bilance, che agitano il sangue e che interrompono il prelievo al peso raggiunto. Quelle di ultima generazione, attualmente in uso, non solo pesano e miscelano il sangue, ma memorizzano e trasmettono ai separatori, di cui parleremo, tutti i dati del prelievo: peso, tipo e quantità di anticoagulante/conservante, codice mondiale identificativo dell’unità di sangue, CDM, tipologia della provette e loro codice di carico, codice anagrafico identificativo del donatore, CAI, matricola dell’operatore.

Terminata la raccolta le unità tradizionali e da aferesi, vengo conservate in appositi frigoriferi in attesa che il laboratorio compia tutti gli esami previsti per legge:

  • Controllo del gruppo sanguigno,
  • Ricerca degli anticorpi contro gli agenti virali dell’epatite B e C, HIV e della Lue.
  • Ricerca del DNA o RNA dei virus B, C e HIV, al fine di evidenziare, quanto più presto possibile, le unità infette.

Solo nel caso di assoluta negatività dei risultati, le unità prelevate vengono validate e avviate alle lavorazioni successive.

La prima lavorazione è un processo di scomposizione, tramite centrifugazione e separazione per spremitura delle componenti del sangue raccolto, fatta da  appositi separatori automatici, che hanno memorizzati i dati specifici di ogni singola unità, ricevuti dalle bilance di raccolta.

Tali componenti sono i globuli rossi o emazie, le piastrine il plasma. Ognuna di queste componenti ha caratteristiche diverse di uso terapeutico e conservazione.

I globuli rossi correggono le “anemie”, possono essere conservati a +4°C fino a 42 giorni. Sono caratterizzati dal gruppo sanguigno.

Le piastrine servono a arrestare o prevenire le emorragie. Non hanno gruppo sanguigno, possono essere conservate solo 5 giorni a + 20°C in agitazione continua. Devono essere infuse in quantità adeguate. Subiscono quindi una lavorazione specifica per cui almeno cinque frazioni da singola donazione, vengono unite a formare una unità terapeutica: pool piastrinico; a cui, sempre per centrifugazione, viene sottratto il plasma per essere sostituito da una soluzione nutritizia. In questo modo si elimina la compatibilizzazione con sistema ABO legate al plasma di conservazione.

Il plasma, che contiene principalmente i fattori della coagulazione del sangue. Viene impiegato nei grandi ustionati e nelle emorragie post traumatiche o chirurgiche. Ha il gruppo ABO, ma non Rh, che è solo dei globuli rossi. Tramite il processo di congelamento ad almeno -40°C, ha una validità di mesi. Il congelamento che deve essere tanto più rapido e precoce possibile, per evitare la dissoluzione dei fattori della coagulazione, particolarmente il fattore VIII.

Vi sono anche ulteriori lavorazioni specifiche quali: la filtrazione e/o l’irradiazione delle unità di globuli rossi; l’inattivazione delle unità di plasma, con appositi solventi detergenti a cui può essere aggiunta l’esposizione a radiazioni ultraviolette. Tali procedure dette di “inattivazione” riducono ulteriormente i rischi d’infezione o di reazioni febbrili, legati alla presenza dei globuli bianchi del donatore e di eventuali agenti contaminanti.

Giunte a questo punto del loro viaggio, le varie unità di emocomponenti vengono immagazzinate presso i centri trasfusionali, in frigoemoteche specifiche, in attesa di compiere la tappa finale: la trasfusione nel ricevente.

I globuli rossi, fortemente caratterizzati da un complesso sistema di antigeni, comunemente intesi come Gruppo Sanguigno, devono essere “personalizzati” allo specifico ricevente.

La trasfusione è, quindi, un vero e proprio trapianto di tessuto vivente. Il processo di personalizzazione, detto correttamente “compatibilizzazione” è un’altra grande avventura, tanto importante quanto sconosciuta, che merita un approfondimento che esula dallo scopo di questo articolo.

Autore: Dott. Mancini

Heart in child’s hand di Lisa L Wiedmeier

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