“Dovremmo agire intervenendo sempre di più sugli aspetti comportamentali per massimizzare l’effetto dei trattamenti farmacologici e ottenere i migliori risultati possibili per i nostri pazienti”, scrivono i due neurologi. Già precedenti studi avevano evidenziato come il corso dell’emicrania può essere modificato grazie a interventi sul comportamento, e che è importante sostenere il paziente nell’affrontare cambiamenti nelle sue abitudini, nello stile di vita, nell’approccio alla gestione del dolore e all’uso di farmaci. Due studi, condotti in Olanda e in Italia durante il lockdown, danno ora un’ulteriore conferma. Hanno mostrato infatti come cambiare alcuni elementi negli stili di vita e nel comportamento, come l’utilizzo regolare di diari elettronici per tenere traccia delle crisi e partecipare a sessioni di mindfulness anche da smartphone, incida in modo positivo nel decorso della malattia.
“Al dolore, in particolare quello della cefalea, contribuiscono componenti biologiche sensoriali e affettive, interconnesse tra loro – spiega Grazzi – L’osservazione svolta in questo anno di pandemia e i risultati dei recenti studi dimostrano che la combinazione tra terapie comportamentali e farmacologiche è essenziale per curare i pazienti con emicrania”. L’Istituto Besta sta lavorando per trasformare questo approccio in realtà terapeutica sia per i pazienti con cefalea che con altre forme di dolore cronico. (FONTE ANSA).
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