Poter salvare una vita è qualcosa di straordinario. Per questo bisogna impararlo presto. Da febbraio gli alunni delle scuole italiane studieranno come riconoscere le situazioni di pericolo e quelle che richiedono l’intervento di un adulto o dell’ambulanza. Apprenderanno l’uso di un defibrillatore, il massaggio cardiaco e anche le manovre antisoffocamento.
Dal prossimo febbraio inizierà il percorso formativo “Primo soccorso a scuola”, realizzato dai ministeri dell’Istruzione e della Salute, in collaborazione con il Sis 118, in attuazione del comma 10 dell’articolo 1 della “Buona Scuola”.
Coinvolgerà alunni dall’Infanzia alle Superiori, prevedendo ovviamente per i più piccoli un programma calibrato sulla loro età. Saranno formati anche gli insegnanti e il personale Ata. “Primo soccorso a scuola” coinvolgerà le scuole di tredici province: Trieste, Padova, Sondrio, Savona, Macerata, Perugia, Pistoia, Latina, Campobasso, Salerno, Taranto, Vibo Valentia, Sassari. Per ciascuna provincia saranno selezionate 14 classi per un totale di circa 4.500 studenti, che frequenteranno due mesi di corsi teorici e pratici. Gli operatori del 118 e del volontariato realizzeranno la formazione nelle scuole insieme agli insegnanti e ai dirigenti scolastici. Un portale ad hoc, con informazioni e materiali didattici, andrà on line a gennaio.
“Diamo attuazione – ha dichiarato la ministra Fedeli – a un comma fondamentale della Legge 107. Partiamo quest’anno con una sperimentazione, per poi portare il progetto in tutte le istituzioni scolastiche dall’anno scolastico 2018-2019. Saper assistere una persona in difficoltà nell’attesa che arrivino i soccorsi è fondamentale. Anche questi sono strumenti per una cittadinanza attiva e consapevole”. La ministra della Salute Beatrice Lorenzin, in un messaggio, ha sottolineato che “la conoscenza delle tecniche di Primo Soccorso può salvare innumerevoli vite. Portare questa conoscenza all’interno degli istituti scolastici significa sviluppare tra i giovani una cultura del primo soccorso per renderli consapevoli che le proprie capacità e i propri comportamenti possono fare la differenza. E questo fin dalla scuola dell’infanzia, dalla semplice conoscenza del numero 112 attraverso poi un percorso formativo sempre più ricco fino all’ultimo anno della secondaria superiore, insegnando ai ragazzi maggiorenni l’uso del defribillatore”. Ma non solo. “Vogliamo allargare questa esperienza anche alle famiglie” ha annunciato la ministra Fedeli che ha definito il progetto “una svolta importante, un’operazione di civiltà”.ilary
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