La realtà virtuale (Vr) può diventare una «terapia» per la gestione del disagio psicologico negli adolescenti? Se lo sono chiesti Joshua N. Kelson della Charles Sturt University di Bathurst (Australia) e i colleghi autori di una revisione sistematica degli studi sull’argomento, pubblicata sulla rivista Cyberpsychology, behavior and social networking. I ricercatori hanno passato al setaccio la bibliografia sull’argomento, trovando 2.150 articoli. Eliminando i doppioni ne sono rimasti 1.457 ma di questi solo sette soddisfacevano i criteri di ammissibilità. Quattro degli studi provenivano dagli Stati Uniti e uno ciascuno da Iran, Norvegia e Paesi Bassi.
Si tratta tuttavia di un numero troppo esiguo di lavori scientifici per poterne trarre risultati definitivi, come sottolineano gli autori stessi. Un limite importante, certo. Per non parlare dei potenziali rischi etici, sanitari e di sicurezza che la Vr ancora presenta. La conclusione della revisione, comunque, è che «la tecnologia di realtà virtuale può fornire una modalità di trattamento rapidamente efficace e accettabile per gestire il disagio psicologico in parecchie popolazioni chiave di adolescenti».
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