La Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che si celebra il 25 novembre di ogni anno.
La ricorrenza è stata istituita dalle Nazioni Unite, in ricordo del terribile assassinio delle tre sorelle Mirabal avvenuto in Repubblica Dominicana nel 1960.
Le sorelle Mirabal caddero vittime in un’imboscata del regime dominicano di Rafael Leonidas Trujillo a cui avevano coraggiosamente tentato di opporsi. La loro auto fu fermata dal Servicio de Inteligencia Militar e furono uccise a bastonate. I corpi furono poi rimessi in macchina per simulare un incidente al quale però nessuno credette. Nonostante la censura imposta dal regime di Trujillo, fu subito chiaro che le sorelle erano state uccise e molte coscienze si scossero.
Quando a Minerva Mirabal dicevano che Trujillo l’avrebbe fatta ammazzare, lei rispondeva:
“Se mi ammazzano, tirerò fuori le braccia dalla tomba e sarò più forte”.
La promessa di Minerva si è realizzata: dall’assassinio delle sorelle Mirabal la dittatura di Trujillo ha iniziato a scricchiolare. Qualche mese dopo il dittatore venne assassinato e, nel 1962, si tennero finalmente le prime elezioni libere.
Un donna o ragazza su tre è vittima di violenza fisica o sessuale nel corso della sua vita. Nella maggior parte dei casi l’aggressore è il suo partner o convivente e, pertanto, la violenza potrebbe essere prevenuta o almeno intercetta. In tal senso, l’Ostetrica/i può essere considerata una vera e propria sentinella in grado di rilevare eventuali situazioni disfunzionali e segnalarle alle autorità competenti, avviando la donna verso percorsi di protezione, assistenza e cura”, a dirlo è la Presidente della FNOPO, la Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica, Silvia Vaccari.
“Ovviamente, per farlo non è sufficiente la preparazione professionale, di cui le Ostetriche/i sono indiscutibilmente dotate, ma è necessario creare una rete di strutture e di professionisti dedicati alla prevenzione e, laddove si sia già consumata, all’intercettazione della violenza. Non solo è necessario implementare la presenza di presidi territoriali, come Consultori e/o Case della Comunità, ma anche promuovere l’assistenza domiciliare attraverso l’home visiting”, conclude la Presidente.
Leggi l’intervista completa nell’articolo di Quotidiano Sanità
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