Che l’uso eccessivo di sale faccia male non è una novità. Chi soffre di ipertensione lo sa bene.
Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità non dovremmo assumerne più di 5 grammi al giorno, tenendo presente che il fabbisogno fisiologico si attesta tra i 2 e i 3 grammi al giorno. Ma quasi ovunque il consumo è superiore. In Italia è il doppio di quanto consigliato, con in aggiunta la difficoltà a ridurlo dovuta al fatto che circa il 70% di quello che consumiamo viene dagli alimenti confezionati. Ma il problema resta: l’assunzione di cloruro di sodio è una delle principali cause della pressione alta e un fattore di rischio di malattia coronarica e infarto. Uno studio al congresso della Società Europea di Cardiologia, a Barcellona rincara la dose. E mostra come un elevato consumo di sale sia associato anche a un rischio doppio di insufficienza cardiaca, una delle malattie cardiovascolari più diffuse in Europa, ma nella quale il ruolo di questa sostanza non era ancora chiaro. “Al cuore non piace il sale: un’assunzione eccessiva di questa sostanza aumenta in modo significativo il rischio di insufficienza cardiaca, indipendentemente dai valori della pressione”, dice infatti Pekka Jousilahti del National Institute for Health and Welfare di Helsinki, in Finlandia.
Gli studiosi hanno fatto notare che, oltre alle diete personali, per ridurre il consumo di sale è necessaria anche la collaborazione delle industrie alimentari, che dovrebbero inserirne meno nei prodotti confezionati.
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