Una volta il cancro al polmone era una malattia che colpiva soprattutto gli uomini, oggi, purtroppo non è più così. Negli ultimi dieci anni è diventato la prima causa di morte nelle donne americane, superando anche il tumore al seno, la seconda in Europa e la terza in Italia.
I numeri diffusi a Vienna durante la diciassettesima edizione del congresso Iaslc (associazione internazionale per lo studio del tumore ai polmoni) parlano chiaro. Il tumore ai polmoni resta il più comune cancro negli uomini in tutto il mondo (1,2 milioni di casi), con percentuali più alte di incidenza nell’Europa dell’est e centrale (53,5 su 100.000) e nell’Asia dell’est (50,4 su 100.000). Nelle donne l’incidenza è minore, la più alta è nell’America del nord (33,8), nel Nord Europa (23,7) e nell’Asia dell’est (19,2). E aumenteranno anche le morti: secondo lo Iaslc passeranno dai 1,6 milioni del 2012 ai 3 milioni del 2035, e questi numeri riguarderanno in gran parte anche le donne.
Secondo alcuni studi c’è infatti un collegamento tra ormoni femminili e cancro ai polmoni: in particolare menopausa precoce, meno di tre gravidanze, ciclo mestruale breve, ricorso alla terapia ormonale e una storia familiare di tumori sensibili agli ormoni. Questo però non deve allontanare dall’obiettivo numero uno, ribadito in ogni modo dagli oltre seimila ricercatori arrivati a Vienna da oltre cento paesi: combattere il fumo di sigaretta, che pesa per il 90 per cento dei casi di tumore al polmone negli uomini e del 70 nelle donne. Vanno tutelate soprattutto le teen ager che iniziano a fumare giovanissime, magari per emulazione, e poi non riescono più a smettere.
Va ricordato anche il fattore ambientale: si ammala più facilmente chi è esposti all’inquinamento.
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