Per capire come viene percepita la donazione di sangue da cordone ombelicale, ci siamo rivolti a Martina, studentessa di ostetricia, recentemente attiva in Avis per il Servizio Civile Nazionale, che ci ha raccontato la sua esperienza in reparto, in attesa di svolgere un tirocinio presso le Banche del sangue cordonale della Lombardia.
In quale realtà ospedaliera hai lavorato? Che cosa ti ha portato a scegliere questo ambito?
Ho svolto attività di raccolta di sacche di sangue da cordone ombelicale presso l’ASST di Bergamo durante tutto il periodo di tirocinio della laurea triennale, quindi nell’arco di tre anni a intermittenza. Ho scelto tale ambito soprattutto per l’importanza di far capire ai futuri genitori come sia fondamentale la raccolta di sangue cordonale, soprattutto a scopo solidaristico, ovvero l’utilizzo della sacca non per uso personale ma per coloro che ne hanno necessità.
Sei donatrice di sangue?
Sono una donatrice Avis da 4 anni, da quando ne avevo 19, grazie ad un mio parente che mi ha fatto conoscere l’associazione e subito ho deciso di farne parte.
Lavorando in ambito ospedaliero hai avuto modo di vedere in quali casi è importante avere disponibilità di scorte di sangue?
In ambito ostetrico le circostanze in cui è necessario avere disponibilità di sangue sono le più disparate, si va dall’assistenza ad un parto con emorragia post-partum fino all’assistenza durante interventi quali il taglio cesareo. Sulla base della mia esperienza personale, i casi in cui ho visto una maggiore necessità di sangue sono legati a eventi quali la ritenzione placentare e quindi la necessità di secondamento manuale e l’assistenza a donne con gravidanza extrauterina.
Cosa pensi della donazione di sangue cordonale? Sei mai entrata in contatto con questo tipo di pratiche nella tua attività?
Ritengo che la donazione di sangue cordonale sia fondamentale per portare avanti attività di ricerca grazie soprattutto all’elevato contenuto di cellule staminali che permettono di fare ricerca per trovare un’opzione terapeutica a malattie che prima venivano curate solo attraverso il trapianto di midollo. Ho avuto a che fare con la raccolta di sangue cordonale sia in sala parto che durante la strumentazione in sala taglio cesareo, mentre da giugno andrò invece ad approfondire l’aspetto della gestione di sacche da cordone ombelicale in seguito alla raccolta fino al loro utilizzo in quanto effettuerò il tirocinio formativo di laurea magistrale presso le sedi lombarde delle banche del sangue cordonale a Milano e Pavia.
Puoi spiegarci in breve qual è il compito dell’ostetrica in questi casi?
Il compito dell’Ostetrica è in primo luogo legato all’informazione della donna sull’importanza della donazione di sangue cordonale al fine di favorirne la promozione a scopo solidaristico come quanto affermato dal Codice Deontologico dell’Ostetrica, revisionato in data 05 Luglio 2014. Il ruolo dell’ostetrica è anche strettamente legato alla raccolta del sangue cordonale in sala parto e in sala operatoria e al loro successivo invio presso le banche di sangue cordonale, e di conseguenza l’ostetrica si occupa anche della parte burocratica.
C’è molta burocrazia a carico delle donatrici? I requisiti sono molto stringenti?
La burocrazia a carico dei futuri genitori è molta, soprattutto per il fatto che i moduli da compilare sono diversi a seconda del tipo di donazione e dell’azienda ospedaliera con cui si pianifica la raccolta. I requisiti con cui si può arrivare alla donazione di sangue sono ben specifici e le donna viene informata già prima dell’inizio del travaglio su quelli che sono i criteri di inclusione ed esclusione. I criteri di esclusione sono più che altro legati o alla presenza di malattie quali malattie autoimmuni, malattia cardiovascolari o della coagulazione, oltre che infettive, oppure a problematiche di natura ostetrica, come per esempio una rottura prematura delle membrane superiore a 12 ore.
Per quello che hai potuto vedere, sono molte le donne che scelgono questo tipo di donazione?
Personalmente, vedo che le donne che scelgono la donazione di sangue cordonale sono molto meno di quelle che effettivamente potrebbero avere l’idoneità la donazione. Spesso vi è un problema legato al fatto che ancora tante persone, soprattutto le donne straniere, non siano a conoscenza del servizio.
Ti sembra che sia data abbastanza visibilità all’argomento da parte dei mezzi di comunicazione? Che cosa pensi si potrebbe fare per far conoscere meglio questa possibilità a chi aspetta un bambino?
Si tratta di un argomento cui andrebbe data una maggiore visibilità al fine anche di favorirne la promozione sociale a scopo solidaristico. Per favorirne la diffusione, una modalità appropriata potrebbe essere quella di incentivare la donazione di sangue cordonale durante i corsi di accompagnamento al parto e durante qualsiasi tipo di incontro con la donna durante la gravidanza, come la ginnastica perineale e le visite ambulatoriali o i corsi in piscina per le gestanti.
Che cosa diresti a chi ha perplessità in merito a questo tipo di donazione?
Cercherei di capire a cosa sono legate le perplessità legate alla donazione, spiegando innanzitutto ai futuri genitori che si tratta di una procedura indolore che non comporta nessun tipo di rischio né per la madre né per il neonato, ma che comunque ha una fondamentale importanza per la società e soprattutto per la ricerca su malattie che possono essere curate, ad oggi, solamente tramite il trapianto di midollo.
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