Donare il sangue

Medicina di Genere, l’Italia è all’avanguardia

Uomini e donne sono diversi, anche per quanto riguarda la salute. Una conferma arriva dal Libro bianco «Dalla Medicina di genere alla Medicina di precisione», realizzato da Fondazione Onda grazie al supporto di Farmindustria e presentato a Roma. Le donne soffrono di depressione da 2 a 3 volte più degli uomini, non solo per fattori biologici, quali il ciclo ormonale e l’effetto degli estrogeni, ma anche sociali, come il multitasking (e il conseguente stress) e la violenza di genere. Al contrario, le malattie cardiovascolari, considerate quasi esclusivamente appannaggio del sesso maschile, che in effetti ne è più colpito rispetto alle donne (4,9 vs 3,5%), rappresentano la prima causa di morte delle donne (48 vs 38 per gli uomini). Alla base, c’è innanzitutto un impatto maggiore di alcuni fattori di rischio, quali fumo e diabete che ne causa una prognosi peggiore. Seppur le donne fumino in media meno degli uomini (14,9 vs 24,8%), a loro basta fumare un terzo delle sigarette dell’uomo per avere lo stesso rischio cardiovascolare; inoltre, la donna con diabete ha un rischio cardiovascolare superiore del 44% rispetto all’uomo con pari compenso glicemico.

Infortuni sul lavoro

Anche la maggior prevalenza femminile di malattie autoimmuni ed endocrine (da 2 a 50 volte più frequenti nelle donne), depressione e stress associato al ruolo sociale della donna concorrono al maggior impatto delle malattie cardiovascolari. «La Medicina di genere si basa sulle diverse caratteristiche biologiche, ma anche fattori ambientali, socio-relazionali, economici e culturali, che influenzano lo stato di salute, la diagnosi, la cura oltre che l’attitudine alla prevenzione di uomini e donne» afferma Francesca Merzagora, presidente Fondazione Onda. Il divario uomo e donna nel mondo del lavoro si sta progressivamente riducendo, ma anche in questo ambito le differenze sono presenti. Dal «Libro bianco» emerge che ci sono differenze sul rischio di infortuni o malattie professionali: meno di un terzo delle denunce di malattia interessa le donne (27,9%) e di queste circa il 90% riguarda malattie dell’apparato osteoarticolare. La stessa tendenza si può osservare per quanto riguarda gli infortuni che riguardano per lo più gli uomini (32,9 vs 67,1%). In controtendenza le denunce per infortuni in itinere, che riguardano soprattutto le donne (22,7 vs 10,4% del totale degli infortuni) e che potrebbero essere dovuti a tragitti casa-lavoro più complessi o al ridotto numero di ore di sonno.

Personalizzazione delle cure

Altri temi all’attenzione della medicina del lavoro sono: l’adeguatezza dei dispositivi di protezione personale e delle postazioni di lavoro in termini di ergonomia, la diversa sensibilità alle sostanze chimiche nonché le differenti reazioni allo stress lavoro-correlato. «Questo volume sulla Medicina di genere delinea un quadro sulla sua evoluzione e applicazione, non solo in Italia, in diversi ambiti: clinico, farmacologico, accademico, sanitario e sociale – continua Merzagora – e pubblicarlo nell’anno di emanazione del “Piano per l’applicazione e diffusione della Medicina di genere” è motivo di soddisfazione. Grandi passi avanti sono stati compiuti in questo senso, tanto che oggi si tende alla medicina di precisione con l’obiettivo di una sempre maggior personalizzazione delle cure e centralità del paziente che deve essere studiato e curato non solo considerando le sue caratteristiche biologiche, ma anche le variabili ambientali, socio-relazionali, economiche e culturali. Equità di accesso alle cure e sostenibilità del sistema sanitario richiedono che donna e uomo siano entrambi considerati nella loro specificità».

La rete per la Medicina di genere

In Italia questo approccio è ormai consolidato. Esiste la rete per la Medicina di genere, nata dall’alleanza del Centro Studi Nazionale su Salute e Medicina di genere con il Centro di Riferimento sulla Medicina di genere dell’Istituto Superiore di Sanità e il Gruppo Italiano Salute e Genere (GISeG), che promuove programmi attività informative e formative, rendendo l’Italia uno dei Paesi con una maggiore sensibilità al tema. Un ulteriore elemento che pone il nostro Paese all’avanguardia in Europa è l’adozione del Piano per l’applicazione e la diffusione della Medicina di genere, nato dall’impegno congiunto del Ministero della Salute e del Centro di riferimento per la Medicina di genere dell’Istituto Superiore di Sanità, con l’obiettivo di promuoverne la diffusione basandosi su 4 principi (approccio interdisciplinare, ricerca, formazione e aggiornamento professionale, informazione).

Diversa risposta ai tumori

Un altro ambito clinico di applicazione della Medicina di genere è quello dell’oncologia. I tumori che colpiscono uomo e donna sono diversi in termini di tipologia e aggressività, per ragioni anatomiche, ormonali, genetiche e di stile di vita. In alcuni tipi di tumore il sistema immunitario femminile si dimostra più reattivo predisponendole a migliori risultati terapeutici, come nel caso del melanoma, dove la mortalità è pari a 4,09% nell’uomo e 1,7% nella donna. Sono stati infatti identificati diversi geni, e relative mutazioni, che predispongono o causano l’insorgenza di un tumore, come nel caso dei geni BRCA 1 e 2 per cancro al seno e alle ovaie. «La Medicina di precisione è nata e si sta sviluppando insieme al numero di informazioni genetiche e molecolari via via disponibili – dice Alessandra Carè, responsabile Centro di riferimento per la medicina di genere, Istituto Superiore di Sanità -. L’identificazione di molecole che, quando deregolate, possono predisporre e/o causare l’insorgenza di una patologia rappresenta infatti uno step indispensabile per sviluppare farmaci in grado di colpire in modo specifico ed efficiente le proteine bersaglio». «Cure sempre più mirate e personalizzate, per la donna e per l’uomo. È questa la frontiera della ricerca farmaceutica — aggiunge Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria—. Basti pensare che oggi il 42% dei medicinali in sviluppo è indirizzato alla medicina di precisione, percentuale che sale al 73% considerando solo quelli antineoplastici. Ecco perché è importante partire dallo studio delle differenze di genere per arrivare a risposte cucite su misura sulla specifica persona. E l’impegno delle aziende è rivolto anche al Diversity Management, che non va inteso solo come diversità di genere ma anche come diversità di esigenze, di situazioni familiari, di patologie, di cure e terapie».

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