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La sepsi uccide più dell’Hiv

Se fosse una malattia sarebbe la seconda più letale al mondo, con 7-9 milioni di morti l’anno, molti di più rispetto ad esempio ai 7-800mila dell’Hiv-Aids.
Quella legata alla sepsi, ricordano gli esperti alla vigilia della giornata mondiale del 13 settembre che sensibilizza su questa condizione, è una crisi globale di salute pubblica, che non risparmia alcun paese, Italia compresa. La sepsi, spiega il sito dedicato alla giornata dalla Global Sepsis Alliance, è una condizione in cui la risposta del corpo ad una infezione coinvolge tessuti e organi, e può portare alla morte fino al 50% dei casi. Possono scatenarla molti diversi microrganismi, da quelli legati a infezioni banali come l’influenza a batteri e funghi. Colpisce nel mondo 30 milioni di persone e ne uccide appunto 7-9 milioni.

Il fenomeno, fanno notare gli esperti, è strettamente legato a quello della resistenza agli antibiotici, che aumenta la diffusione delle infezioni e rende più difficile farle guarire.
“Il tasso di mortalità – sottolinea Konrad Reinhart, presidente dell’alleanza – è calato fino al 20% grazie a una serie di azioni in Australia, Gran Bretagna, Usa ma anche in paesi a medio reddito come il Brasile. Noi chiediamo a tutte le nazioni di impegnarsi per ridurre di un quinto le morti per sepsi entro il 2025. Per riuscirci servono sufficienti strutture per il trattamento e la riabilitazione, così come operatori formati disponibili per i pazienti con sepsi”. In Italia, si legge nell’ultima edizione del rapporto Osservasalute, il numero delle morti sepsi-correlate è cresciuto negli ultimi anni passando da 18.668 del 2003 a 49.301 del 2016, con il 75% dei casi che si riscontra negli anziani, anche a causa della presenza contemporanea di più condizioni che debilitano le condizioni fisiche.

“Questa battaglia si conduce tutti i giorni nei reparti ospedalieri e nei laboratori di Microbiologia di tutto il mondo – sottolinea Pierangelo Clerici, presidente dell’Amcli (Associazioni Microbiologi Clinici Italiani) -. Si pensi che per ogni ora di ritardo diagnostico la mortalità aumenta del 7,6%.
Doveroso quindi parlarne e fare fronte comune per contenere questa grave minaccia. Va, inoltre, sottolineato che la sepsi è al primo posto in molte nazioni europee tra le quali l’Italia, in relazione ai costi di ospedalizzazione e di spese sanitarie in generale”.68c8e627cedd24158f569e980f142a21

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