Perché l’AVIS di Milano offre ai suoi donatori un monitoraggio costante delle capacità respiratorie, arrivando a finanziarie con gli introiti del 5 per mille le spirometrie per oltre 5.000 di loro?
Uno si potrebbe domandare che cosa c’entri una spirometria con un’associazione che si occupa di raccolta, non retribuita, del sangue e di ciò che vi ruota attorno.
Se il nesso può sfuggire a chi vive alle beate latitudini tra mare e campagna, altrettanto non si può dire per chi combatte con gli alti tassi di inquinamento di una metropoli come Milano e della Pianura Padana. E, con le complicazioni polmonari che segnano in maniera spesso drammatica il decorso del Covid-19, questa realtà è balzata agli occhi di tutti noi con estrema virulenza.
“Posso confermare, in base alle attuali conoscenze scientifiche, che il particolato fine ha un effetto sulla salute umana, sia per brevi che per lunghe esposizioni, e che un’alta presenza del particolato può significativamente aumentare la mortalità dovuta a infezioni da Covid-19”.
La firma è di Andrea Pozzer, leader del gruppo di ricerca sulla chimica atmosferica del Max-Planck Institut, una delle istituzioni scientifiche (tedesca) più importanti d’Europa. La lettera è stata depositata, con un intero faldone di documentazione, al Consiglio di Stato, in un ricorso firmato dall’associazione “Cittadini per l’aria”, contro il piano per la riduzione degli inquinanti atmosferici della Regione Lombardia.
Anche il centro Helmholtz, tedesco anch’esso, ha trovato una “significativa associazione per la mortalità tra biossido di azoto, Pm2,5 e Sars-Cov-2 per esposizioni agli inquinanti su base annuale. Per esposizioni a breve termine il biossido di azoto è associato all’incidenza di infezioni per Sars-Cov-2 e influenza”.
L’inquinamento dell’aria può, quindi, abbassare le difese immunitarie, può portare a uno stato di infiammazione cronica di basso livello ed è associato con patologie croniche come quelle cardiovascolari e il diabete, tanto che l’AVIS Milano fa anche un puntuale monitoraggio cardiovascolare dei suoi donatori. Anche perché in Italia, per gli uomini, queste patologie risultano essere tra le prime cause di mortalità e morbilità.
Donare sangue, ancor più in quadro come quello appena delineato, non è solo atto di generosità per salvare le vite altrui, ma anche per salvare la propria tramite monitoraggio e prevenzione.
Lascia una risposta