Sollevano, assistono, correggono, in alcuni casi lavorano al nostro posto oppure sostituiscono del tutto alcune funzioni o addirittura parti del corpo umano come nel caso delle protesi bioniche. I robot e più in generale i dispositivi intelligenti destinati alla riabilitazione hanno lasciato i laboratori di ricerca, sono ormai entrati nei percorsi di cura e il loro utilizzo si sta diffondendo sempre di più. Con un forte entusiasmo da parte dei pazienti – complice forse il «momento robotico», parafrasando la sociologa Sherry Turkle, cioè di apertura quasi empatica verso le macchine che la società sta vivendo -, e sentimenti contrastanti invece fra clinici e fisioterapisti, soprattutto in Italia.
Partiamo da qualche dato. Difficile dire con precisione quanti sistemi robotici riabilitativi siano presenti nel mondo. Secondo le stime dell’International federation of robotics nel 2020 se ne sono vendute 12mila unità e nel 2023 si raggiungerà quota 26mila. In Italia potrebbero essercene in circolazione circa 250, ma non si tratta di cifre ufficiali. «Gli ospedali di neuroriabilitazione sono tra i principali utilizzatori di questi dispositivi. Basti pensare che, in Italia, abbiamo un quarto dei 100 o poco più esemplari del robot più complesso (circa 300mila euro), prodotto per gli arti inferiori» racconta Giovanni Morone, medico fisiatra, ricercatore del Laboratorio Clinico di Neuroriabilitazione sperimentale dell’Irccs Santa Lucia di Roma. L’offerta è abbastanza diversificata. «Oggi sono disponibili robot riabilitativi che sono in grado di affiancare il terapista durante i trattamenti sia dell’arto superiore sia inferiore. Questi robot movimentano l’arto del paziente, prendendolo dalla sua estremità oppure abbracciando tutto l’arto con una struttura apposita che guida il movimento delle articolazioni» spiega l’ingegner Ivan Snider, responsabile di Polo dell’Irccs Medea di Bosisio Parini, sezione scientifica de La Nostra Famiglia (Lecco) dove ogni anno si eseguono 2mila trattamenti di riabilitazione robotica e in realtà aumentata e virtuale collegati a progetti di ricerca.
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