Il 14 novembre è la Giornata Mondiale del Diabete. Nel nostro Paese i diabetici sono 4 milioni, ai quali si aggiunge un milione di persone che ancora non sa di essere malato ed altri 7 milioni in condizioni di pre-diabete. In totale, dunque, 12 milioni di italiani sono toccati da questa malattia. E’ il quadro tracciato dalla Società italiana di diabetologia (Sid) in occasione della Giornata mondiale del diabete che si celebra il 14 novembre.
La prevalenza del diabete di tipo 2, spiegano i diabetologi, aumenta tuttavia con l’aumentare dell’età, e dopo i 70 anni supera il 20% (un anziano su 5 è affetto da diabete di tipo 2).
Secondo le stime dell’International Diabetes Federation (IDF), nel 2017 si contavano nel mondo circa 425 milioni di persone con diabete, con una prevalenza in crescita vertiginosa: le proiezioni per il 2030 parlano, infatti, di 552 milioni di malati. Inoltre, oltre 1 milione di bambini e adolescenti nel mondo sono affetti da diabete di tipo 1.
L’allarme, avvertono gli esperti, si concentra soprattutto nelle città. Qui vivono due persone su tre di quelle con diabete (279 milioni). Le città, afferma Andrea Lenzi, presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie e presidente dell’Health City Institute, “stanno diventando patogene, qualcosa che non avremmo immaginato fino a 30 anni fa.
Per combattere il diabete nelle città bisogna dunque promuovere azioni alleandosi con sindaci e istituzioni”. Proprio allo scopo di supportare le istituzioni e le amministrazioni locali nello studio e nella divulgazione di una cultura della ‘salute nelle città’, sottolinea, “è nato Health City Institute, un think tank indipendente che agisce a supporto dell’implementazione di azioni effettive per la creazione di contesti urbani più sostenibili”. In questa direzione va anche l’azione dell’Intergruppo parlamentare ‘qualità di vita nelle città’, al quale hanno aderito ad oggi oltre 200 parlamentari. Azioni urgenti di contrasti sono quindi necessarie, avvertono gli esperti, anche alla luce dei costi dell’epidemia: in Italia, tra le persone con diabete il tasso di ricoveri è il doppio di quelle non affette da questa condizione ed il costo complessivo per il monitoraggio e la cura di queste persone è il doppio dei soggetti non diabetici (in media 2.900 euro contro 1.300 euro).
La spesa è generata per almeno metà dai ricoveri; solo il 7% è assorbita dai farmaci anti-diabete e il 4% dai dispositivi. In generale il costo attribuibile alle complicanze e alle patologie concomitanti, diverse dal diabete, rappresenta il 90% della spesa complessiva, mentre solo il 10% è generato dalla gestione dal diabete di per sé.
Più che un’epidemia è un vero proprio tsunami che sta travolgendo i paesi a livello mondiale, con costi esorbitanti per i sistemi sanitari. E’ il diabete, che nel mondo colpisce oltre 425 milioni di persone ed i cui numeri sono in costante ed allarmante crescita. Per contrastarlo, si può però partire anche da uno foto su Instagram: ne è convinta la Società italiana di diabetologia (Sid) che, in occasione della Giornata mondiale del diabete 2018 che si celebra il 14 novembre, ha deciso di puntare sui social per ‘parlare’ con i giovani e cercare di diffondere proprio tra gli adolescenti il fondamentale messaggio della prevenzione, arma primaria per arginare la malattia. Fondamentale è però partire dalla famiglia, affermano i diabetologi, come primo nucleo per promuovere i corretti stili di vita, dalla sana alimentazione all’attività fisica. E proprio al ruolo della famiglia è dedicata l’edizione 2018 della Giornata mondiale. E’ “arrivato il momento di cambiare decisamente strategia per combattere questo finora inarrestabile aumento dei casi di diabete – afferma il presidente Sid Francesco Purrello -. Sappiamo quali sono i principali fattori responsabili di questa epidemia: sedentarietà e alimentazione scorretta, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. E’ necessaria una forte alleanza e comunione d’intenti di società scientifiche, organizzazioni sanitarie e forze politiche per organizzare una campagna di sensibilizzazione continua e su vasta scala”. A questo punto, rileva il presidente eletto Sid Agostino Consoli, “è necessario che tutta la popolazione e tutte le famiglie vengano coinvolte in una incessante opera di aumento della consapevolezza”. Inoltre, evidenza il presidente della Fondazione Diabete e Ricerca Giorgio Sesti, “la famiglia assume un ruolo chiave nella difficile gestione del diabete tipo 1 in età pediatrica, dove la compartecipazione familiare ha una importanza sostanziale nella educazione del bambino volta al controllo ottimale della glicemia”. Insomma, la famiglia deve guidare i giovani nella prevenzione ed i giovani devono sentirsi chiamati in causa in prima persona. Da qui l’idea del concorso fotografico #MoveAndTheCity che viaggerà su Instagram e sugli altri canali social della Sid. Come Società Italiana di Diabetologia e Fondazione Diabete Ricerca, afferma Simona Frontoni, responsabile Sid delle attività per la giornata mondiale, “invitiamo chi ci segue attraverso i nostri canali social ad esplorare la città insieme ai propri cari per raccontarci con una foto in che modo l’intera famiglia si tiene in movimento. Correre al parco, andare in bicicletta al lavoro, raggiungere a piedi le proprie mete, tanti possono essere gli spunti per la foto da postare su Instagram e che potrebbe essere la vincitrice del nostro concorso”. Per partecipare, basta scattare una foto che racconti in che modo la propria famiglia si tiene in movimento in città, postarla su Instagram con l’hashtag #MoveAndTheCity e scrivere nella didascalia cosa rappresenta il concetto del tenersi in forma in famiglia, anche in città. Il concorso si concluderà il 16 febbraio 2019. Il vincitore verrà premiato con una Fotocamera Sony Alpha 7RII. Il segnale di ‘via’ della Giornata mondiale sarà l’illuminazione in blu di ospedali e monumenti: tante le regioni italiane che aderiranno e nel Lazio a segnare il via alle iniziative sarà l’illuminazione in blu dell’Ospedale Fatebenefratelli sull’Isola Tiberina.
“Il 7% della popolazione italiana soffre di diabete, quasi 4 milioni di persone, e di queste oggi il 18% sono pazienti ‘invisibili’, non trattati in centri specializzati. Numeri destinati a crescere, con l’aumento dell’obesità e la scarsità di risorse economiche investite in cure e terapie per prevenire le complicanze della patologia”. A lanciare l’allarme è Raffaele Scalpone, medico diabetologo, responsabile del servizio di diabetologia presso l’INI Istituto Neurotraumatologico Italiano e presidente dell’Associazione italiana per la difesa degli interessi dei diabetici. “Negli ultimi anni la vita dei diabetici è migliorata, la ricerca va avanti e le cure si perfezionano. Eppure – afferma Scalpone – un diabetico, oltre alla lotta quotidiana con la malattia, deve affrontare una serie di difficoltà, a partire dal diritto essenziale alla cura e alla tutela del posto di lavoro, entrambi a rischio per la carenza di risorse economiche. I costi delle nuove terapie, farmaci innovativi e device in grado di arrestare l’evoluzione del diabete, sono alti e in un prossimo futuro, se le Regioni non provvederanno a stanziare fondi ad hoc, non saranno disponibili per tutti i malati”. Ma l’accesso alle cure mostra già oggi delle difficoltà: “Il 18% dei pazienti che presentano forme iniziali di diabete sono affidati al medico di base, malati ‘invisibili’ che dovrebbero avere a disposizione centri e medici specializzati in grado di attuare strategie preventive della patologia diabetica – osserva ancora Scalpone -. Inoltre l’incidenza del diabete è in aumento perché è in aumento l’obesità e il rischio, in futuro, è di arrivare al 30% di diabetici non curati, per mancanza di fondi, con la conseguenza di un aumento di complicanze cardiocircolatorie e della perdita della possibilità di condurre una vita normale”. L’appello è dunque alle Regioni, affinché si avvii una gestione uniforme dei device e si proceda a un maggiore stanziamento di fondi per le terapie del diabete: “Bisogna evitare di avere sistemi sanitari differenti, di avere in Toscana agevolazioni che non esistono in Campania – afferma il diabetologo -. Nelle Regioni gli appalti per la gestione e l’utilizzo dei device devono diventare omogenei e devono essere stanziati più fondi per le terapie, altrimenti si rischia che i farmaci innovativi in grado di arrestare l’evoluzione del diabete non saranno disponibili per tutti. Lo stanziamento – conclude l’esperto – dovrebbe essere uniforme per qualità di prestazioni erogate e prodotto acquistato, con gare trasparenti e identiche in tutta Italia”
(Fonte Ansa)
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