Lo chiamano strumento antropomorfo. E’ uno strumento chirurgico robotizzato che ha un diametro di tre centimetri, entra nell’organismo attraverso orifizi naturali e asporta i tumori dell’addome senza lasciare cicatrici. Ha tutta l’aria di un transformer, sembra un gioco per bambini. E’ munito di due braccia, due occhi con visione stereoscopica e diversi strumenti operativi, come un coltellino svizzero.
L’inventore è Antonello Forgione, medico dell’Ospedale di Niguarda di Milano, avellinese, lunga esperienza in Francia e in Italia. Molta parte della sua vita la trascorre in sala operatoria. E da questa lunga esperienza è nato il primo suo intervento chirurgico manuale, asportando un tumore all’addome senza lasciare alcuna cicatrice. Comincia così a maturare nella mente di Forgione l’invenzione di Milano Robot.
In un convegno di medicina, a Milano, incontrò Louis Jauvtis, ingegnere meccanico di Boston che vive a Bienne, nei pressi di Basilea, dove risiede la grande tradizione svizzera della micromeccanica d’orologeria di precisione. Era il 2009. Nacque in questo modo il sodalizio fra i due e, su iniziativa del chirurgo italiano, prese corpo la messa in moto di una èquipe medica internazionale di 50 specialisti per mettere a punto questo nuovo strumento della chirurgia.
Ci lavorano, oltre all’inventore Forgione, due gruppi, uno composto da undici chirurghi di diverse nazionalità, medical advisor e l’altro, ingegneristico, a cui partecipano sei figure chiave del processo di fabbricazione del robot. A costoro si affianca un terzo gruppo composto da altri professionisti: fiscalisti, esperti di brevetti e di dispositivi biomedicali, avvocati, esperti di amministrazione e contabilità. La società ha due sedi. La sede fisica è a Milano mentre quella operativa è posizionata a Tel Aviv, in un edificio di un socio imprenditore israeliano.
Fin qui la storia di un medico scienziato – inventore, fondatore amministratore della società che gestisce l’opera – che inventa un robot che potrà avere in futuro applicazioni in altri settori della chirurgia. Ma si apre anche il capitolo delle amarezze che hanno portato il nostro medico a dover ricorrere a investitori cinesi, giapponesi e alcuni italiani, per far vivere la sua importante invenzione. Tutte le porte italiane per trovare sostegno finanziario e professionale gli venivano sistematicamente chiuse. In Italia un processo finanziario e tecnico per realizzare un’opera come Milano Robot, insieme alle università, impiega sette anni. In Israele l’opera, con il contributo del mondo privato, si realizza in due anni.“Nell’ambito della robotica chirurgica si deve agire con tempestività”, sostiene Antonello Forgione. “Il pubblico è troppo lento e il privato non coglie certe esigenze di cooperazione per essere protagonisti dei processi innovativi che riguardano la qualità della nostra vita”.
Il prototipo di Milano Robot, brevettato negli USA e nella Unione Europea, è in fase di avanzamento e la sua applicazione operatoria è prevista fra tre anni, giusto il tempo per completare i percorsi internazionali di certificazione.
(Fonte Buonenotizie.it)
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