Per autodonazione s’intende un prelievo di sangue intero o di alcuni emocomponenti da un paziente, come forma di predeposito per un successivo utilizzo terapeutico a favore del soggetto stesso da cui è stato ottenuto.
L’autodonazione con predeposito si effettua quando un paziente deve sottoporsi ad un trattamento sanitario per cui esiste un’elevata possibilità di necessitare di sangue autologo (appartenente allo stesso individuo) durante le cure.
In particolare ci sono alcuni tipi di interventi chirurgici programmati che consigliano tale pratica, perché si può programmare il quantitativo di sangue da predepositare.
Solitamente le sacche di sangue richieste per l’autodonazione sono 2-3: sufficienti a coprire una necessità di base e non troppe da anemizzare drasticamente il malato.
Appare chiaro che questa pratica viene richiesta espressamente dal medico quando l’intervento presuppone un’alta probabilità di sanguinamento intraoperatorio stimando la quantità sulla base dei precedenti interventi simili eseguiti con la stessa metodica e dalla stessa equipe chirurgica.
Requisiti indispensabili del paziente che esegue un’autodonazione
Rispetto al donatore omologo (che è simile, che corrisponde a un altro, che ha caratteristiche analoghe), il donatore autologo (di se stesso) non è soggetto a tutte le restrizioni imposte dai protocolli sanitari poiché il sangue intero o gli emocomponenti sono destinati a se stesso; può infatti effettuare un leggero pasto ed assumere lo stesso i farmaci abituali, se in cura per qualche patologia, e molti dei limiti imposti dalla selezione dei donatori non sono applicati per l’autodonazione. Alcuni parametri devono però rientrare nei range di riferimento perché indispensabili a stabilire la possibilità del paziente di privarsi di 2-3 sacche di sangue: il soggetto deve avere un ematocrito (HTC) superiore al 33% e un’emoglobina (HB) maggiore di 11,0 per sopportare i prelievi in tempi ravvicinati, e non avere epatiti o AIDS.
Inoltre non possono sottoporsi ad autodonazione tutti i soggetti che soffrono di: angina instabile, infarto cardiaco recente, stenosi aortica serrata, scompenso cardiaco, batteriemia, coagulopatie, viremie ed insufficienza respiratoria grave.
Vari tipi di autodonazione
I tipi di autodonazione sono 3: il predeposito, l’emodiluizione normovolemica perioperatoria e il recupero intraoperatorio e postoperatorio.
- Il predeposito consiste nel prelievo di 2-3 sacche di sangue intero a circa una settimana di intervallo, nel mese precedente l’intervento, per permettere all’organismo del paziente di ripristinare il volume ematico prelevato.
- L’emodiluizione normovolemica preoperatoria, invece, è costituita dal prelievo ematico e dall’infusione di soluzioni acellulari nel circolo sanguigno (al fine di mantenere la corretta volemia) nelle ore appena prima l’intervento chirurgico. Questa procedura si applica su soggetti che possono beneficiare di una riduzione della quantità di HB circolante e dell’HCT ematico durante l’intervento, con reintegro graduale da subito dopo l’intervento.
- Il recupero intraoperatorio e postoperatorio è costituito dal recupero di sangue dal campo operatorio e dai drenaggi subito dopo l’intervento, attraverso l’aiuto di sofisticate macchine altamente tecnologiche e automatizzate, che sfruttano la perdita di sangue del paziente operato per convogliarlo in un recipiente sterile da cui, se in quantità utile, si potrà ricavare, previo trattamento di filtrazione e lavaggio, del sangue utilizzabile.
L’importanza dell’autodonazione
La trasfusione di sangue omologo è spesso stata fonte di salvezza per alcuni pazienti a rischio di vita, ma negli anni le metodiche e le procedure di donazione e trasfusione tendono sempre più a migliorare per fornire, a chiunque ne abbia bisogno, sicurezza ed efficienza.
Con la donazione autologa si superano alcuni importanti inconvenienti imposti dalla trasfusione omologa, permettendo ai medici di disporre di sangue già pronto e assolutamente compatibile perché proveniente dal paziente stesso, escludendo molti rischi infettivi, le difficoltà di incompatibilità antigenica che scatenano le reazioni immunitarie dell’organismo, nonché (qualora non infuse anche unità omologhe) evitare il rischio di sviluppare una forma di immunizzazione verso gli antigeni ematici.
Autore: Christian Vianello
Immagine: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Blutspende-Piktogramm.svg