A chi possiamo donare il sangue.
Le donazioni di sangue devono essere totalmente volontarie, non deve essere corrisposto alcun pagamento a chi le fa e il tutto deve avvenire in modo totalmente anonimo. Questo significa che chi riceve del sangue donato non sa da chi arriva e, allo stesso tempo, chi dona il sangue non sa chi ne sarà il beneficiario. Si tratta di una norma valida a livello europeo e fa riferimento ad una raccomandazione del “Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa“.
In breve sintesi, chi decide di donare il sangue, solitamente non può decidere in modo autonomo a chi donarlo.
Tuttavia esistono dei casi eccezionali, è possibile infatti ricevere una donazione da una persona conosciuta, nel caso in cui sussistano alcune circostanze specifiche. Esistono delle indicazioni sanitarie molto chiare in merito.
Ecco quali sono i casi in cui è possibile ricevere una donazione di sangue proveniente da una persona nota:
1. Gruppi ematici rari. I pazienti il cui gruppo sanguigno è considerato raro possono avere elevata difficoltà nel reperire delle donazioni compatibili, che siano anonime, proprio a causa della scarsa presenza di gruppi sanguigni analoghi o compatibili con il proprio.
2. Trapianto di rene. Nelle procedure previste per la preparazione dei pazienti a un intervento per il trapianto di rene, le trasfusioni di sangue possono essere effettuate da donatori specifici.
3. Carenza piastrinica nei neonati. Può verificarsi che un neonato abbia, su base immunitaria, una carenza di piastrine nel sangue. Quando non sono disponibili nell’immediato delle piastrine che siano compatibili, la donazione può avvenire da una persona nota.
Cosa sono le donazioni dedicate.
Il termine dedicata si riferisce a quelle donazioni che sono provenienti da una persona conosciuta direttamente dal ricevente. La convinzione di base è quella secondo cui una persona con cui siamo a contatto, e che conosciamo molto bene, possa darci più sicurezza rispetto ad un donatore anonimo. Si tratta appunto di una convinzione, bisogna tener presente che le donazioni di questo tipo, attualmente, non sono considerate totalmente valide e sicure. Vediamo le ragioni di questa affermazione.
Conoscere a fondo qualcuno è difficile per chiunque, in particolar modo sapere se una persona ha avuto o meno comportamenti a rischio che possono essere dannosi per il ricevente.
Dando uno sguardo ai dati statistici troviamo, a conferma di questa tesi, che si riscontra una positività per l’epatite di tipo B, che nei donatori dedicati è maggiore rispetto ai donatori periodici.
Nel caso in cui ci sia la necessità di ricorrere a più di un donatore il rischio aumenta.
Nel caso in cui ad avere necessità di una donazione sia una donna fertile, questa, non deve essere fatta dal partner: nel caso di una possibile futura gravidanza, andrebbe ad aumentare il rischio di una malattia per il neonato. Quando si ha consanguineità, i linfociti provenienti dal donatore potrebbero andare ad attaccare i tessuti del ricevente, causando una reazione trasfusionale grave ritardata.
Sulla base delle ragioni appena citate, le donazioni dedicate sono fortemente sconsigliate, anche l’associazione che riunisce le banche del sangue americane ha scoraggiato ufficialmente l’attivazione di programmi che le riguardino.
L’utilizzo dell’autodonazione.
Il termine autodonazione si riferisce ad un particolare tipo di procedura trasfusionale che consente di trasfondere, a un particolare soggetto, delle unità di sangue che gli appartengono. Esistono tre diversi tipi di autodonazione: predeposito, emodiluizione normovolemica, recupero perioperatorio.
L’autodonazione deve essere richiesta direttamente dal medico chirurgo che andrà ad effettuare l’operazione sul paziente. I casi in cui è possibile adoperare questo tipo di procedura sono tipicamente gli interventi chirurgici che sono stati programmati, per i quali è previsto che si abbia una perdita di sangue pari, o superiore, al 20% della totalità del volume ematico.
Il tipo di autodonazione che si utilizza maggiormente è il pre-deposito. Si effettua facendo un normale prelievo di sangue alla persona interessata, si adoperano quindi i metodi tradizionali per la conservazione e, in caso di necessità, viene effettuata la trasfusione. La procedura consiste nel prelevare dal paziente dalle due alle tre unità di sangue, alcuni giorni prima che abbia luogo l’intervento. Questo viene fatto in più fasi, distanziate nel tempo di circa una settimana, fino a quando si raggiunge la quantità che si ritiene poter essere necessaria successivamente o durante l’intervento operatorio programmato.
I vantaggi del ricorso all’autodonazione sono numerosi: si annulla il rischio derivante dalla trasmissione di potenziali malattie infettive; si riduce la probabilità di “immunizzazione da antigeni diversi”; si eliminano totalmente le reazioni dovute a incompatibilità.
Autore: Christian Vianello – Consulente Web Marketing
Immagine “I WANT YOU“ di Daddy
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