Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e l’affermazione delle leggi razziali, il Consiglio Nazionale di Avis viene fatto decadere dal potere fascista che crea una organizzazione parallela. Gli ebrei non possono più donare e dovevano essere espulsi dall’associazione.
Nonostante ciò, gli avisini continuano la loro missione con coraggio e generosità, donando sangue ai civili e ai militari feriti in battaglia. Negli anni della guerra inizia anche la collaborazione con i Vigili del Fuoco, che mettono i loro mezzi a disposizione dei donatori. Essendo attivo il coprifuoco, chiunque viene trovato fuori da solo, sarebbe stato arrestato. I donatori non avrebbero potuto rispondere alla chiamata se non fossero stati scortati.
Nel 1942 all’Ospedale Maggiore di Milano viene organizzata di notte una presenza di fissa di donatori per soccorrere con le trasfusioni i feriti dai bombardamenti, gli stessi alimentano anche un fondo di solidarietà per aiutare chi avesse perso o subito danni alla propria casa.
Il 10 agosto 1944 anche il donatore Avis Eraldo Soncini viene fucilato in piazzale Loreto con altri 14 prigionieri “politici”.
Con la fine della guerra anche gli ebrei possono tornare a donare e i rappresentati dell’associazione vengono di nuovo eletti democraticamente.
Il sindaco di Milano Arturo Greppi concede ad Avis la sede di via Bassini (tutt’oggi utilizzata). Lì, il 1° novembre 1949 viene posata la prima pietra della Casa del Volontario del Sangue. L’inaugurazione avverrà il 15 maggio 1955.
Autore: Micol Sarfatti Giornalista
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