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Semi di albicocca: un aiuto nella lotta contro il cancro o un prodotto pericoloso?

apricots-1422590_640I semi di albicocca vengono utilizzati nelle terapie complementari nella lotta contro il cancro ormai da molti anni.

Le proprietà anticancro dei semi di albicocca sono dovute al contenuto di vitamina B17, anche conosciuta come amigdalina o nitriloside. Sembra in effetti che l’incidenza del cancro sia molto bassa nelle popolazioni che seguono un’alimentazione ricca di vitamina B17, come ad esempio alcune popolazioni Asiatiche (gli Hunza del Pakistan, i popoli di alcune regioni della Cina).

Ad ogni modo, come vedremo tra poco, i benefici del nocciolo dell’albicocca nascondono una serie di pericoli e di controindicazioni da non sottovalutare.

Semi di albicocca e vitamina B17: come agiscono sulle cellule tumorali

Le proprietà dell’amigdalina e dei semi di alcune piante nella lotta contro i tumori erano note, a qualche livello, già nell’antichità: certamente ne erano a conoscenza gli antichi medici egizi, greci, romani ed arabi, da quel che ci tramandano le fonti storiche.  Anche in epoca medievale era abbastanza diffuso l’utilizzo di preparazioni contenenti amigdalina (vitamina B17) per trattare i tumori.

I più innovativi studi scientifici sulle proprietà della vitamina B17 contenuta nei semi di albicocca sono senza dubbio quelli compiuti dal  biochimico statunitense Ernst Krebs jr. attorno alla metà del Ventesimo Secolo. Nel 1950, Krebs riuscì a isolare una nuova vitamina, che chiamò Laetrile, meglio nota come vitamina B17.

Secondo la teoria del dr. Krebs la vitamina B17, in presenza di cellule malate, reagisce all’enzima Beta-glucosidasi, caratteristico di molti tumori: la vitamina B17 in questo caso agirebbe dunque sprigionando cianuro, in grado di distruggere le cellule tumorali. Allo stesso tempo, però, se la B17 entra in contatto con le cellule sane,  essa sortisce addirittura benefici per il nutrimento delle cellule sane grazie ad un altro enzima, il Rodanese, che agisce solo su queste ultime.

Semi di albicocca: abusarne è un pericolo per la salute

L’amigdalina, come già evidenziato in precedenza, è un composto che si “trasforma” in cianuro una volta ingerito: a seguito dell’ingestione dei semi di albicocca, nel nostro intestino la flora batterica scinde tale composto, rilasciando la componente tossica di cianuro.

Il cianuro è un veleno molto potente per tutti gli esseri viventi, uomo incluso ed è potenzialmente letale.

I sintomi dell’avvelenamento da cianuro includono:

  • vertigini
  • tachicardia
  • cefalea
  • aumento della frequenza respiratoria (tachipnea)
  • debolezza fisica e confusione mentale
  • collasso
  • arresto respiratorio (che può condurre eventualmente alla morte)

I sintomi dell’intossicazione da cianuro compaiono subito in caso di inalazione mentre sono più tardivi in caso di ingestione.

Un quantitativo compreso tra 0,5 e 3,5 milligrammi  di cianuro per kg di peso corporeo può essere letale.

Qual’è il quantitativo di semi di albicocca sicuro per il nostro organismo?

Secondo gli esperti dell’EFSA (l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) gli adulti possono consumare un quantitativo pari a tre semi di albicocca piccoli (circa 370 mg), senza superare la dose acuta di riferimento (DAR), che è il limite di riferimento per quanto riguarda l’esposizione occasionale del corpo umano al cianuro.

Per i bambini piccoli il quantitativo sarebbe 60 mg, ossia circa mezzo seme piccolo.

“Consumare più di tre semi piccoli di albicocca crudi, oppure meno di mezzo seme grande per volta può far superare i limiti di sicurezza. I bambini piccoli che consumino anche solo un piccolo seme di albicocca rischiano di superare il limite di sicurezza” (Fonte: sito ufficiale EFSA).

Naturalmente, il consumo dell’albicocca non presenta invece alcun rischio per la salute: i semi di albicocca si trovano infatti all’interno del nocciolo e sono dunque isolati dal resto del frutto: “frutto estivo ricco di acqua (85%), sostanze nutritive e di vitamine, soprattutto carotenoidi, vitamina A e C, che lo rendono un potente antiossidante naturale, proteggendo dall’inquinamento atmosferico e potenziando le difese immunitarie. Il suo consumo stimola la produzione di melanina (favorisce l’abbronzatura e protegge la pelle dai raggi solari) e migliora la capacità visiva e rinforza le ossa e i denti”. (Fonte: “Semi di albicocca e tumore: l’attenzione ai limiti arriva dall’EFSA”, di Rolando Alessio Bolognino).

Esistono inoltre alcuni altri alimenti che contengono la vitamina B17, tra questi ricordiamo:

  • pesche
  • mele
  • uva
  • lamponi
  • fragole
  • prugne

La vitamina B17, nonostante le controindicazioni, è un potenziale alleato nella lotta contro il cancro, a patto di rispettare con buonsenso e scrupolosità le direttive medico-sanitarie e le raccomandazioni dell’EFSA circa il suo consumo.

Guest Post a cura di Valerio Maccarrone

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