Donare il sangue

Esami del sangue e Donazione

AvismilanoAd ogni donazione viene sottotratto al donatore circa un grammo di emoglobina, e dai 200 ai 300 mg di ferro. E’ quindi importante controllare che l’organismo, soprattutto di chi dona regolarmente, recuperi queste perdite senza sviluppare carenze.

L’esame emocromocitometrico, eseguito ad ogni donazione, evidenzia la quantità di emoglobina, i globuli rossi, i globuli bianchi, le piastrine, contenute in un millesimo di litro di sangue e l’ematocrito. Calcola poi altri parametri che servono a valutare la normalità dei globuli rossi, cioè il loro volume e la quantità di emoglobina in essi contenuta. La corretta interpretazione di questo esame, consente al medico di avere, con un colpo d’occhio, molte informazioni sullo stato di salute del donatore sia in senso positivo che negativo, costituendo anche un buon orientamento diagnostico verso indagini più approfondite. Soprattutto garantisce che il donatore non scenda sotto i 13,5 g/dL, se maschio e i 12,5 g/dL se femmina, di emoglobina che sono i valori minimi, stabiliti dalla legge trasfusionale, per poter effettuare una donazione di sangue.

Il dosaggio del Ferro, ferritina e transferrina e calcolo della percentuale di saturazione della transferrina.

Il ferro contenuto nel nostro organismo è oggetto di un metabolismo molto complesso, perché sia in difetto che in eccesso può essere causa di problemi per la salute.

Le fonti del ferro sono principalmente due: l’alimentazione e il recupero dalla demolizione dei globuli rossi invecchiati. Con l’alimentazione assorbiamo solo il 2-3% di tutto il ferro contenuto negli alimenti, mentre recuperiamo la quasi totalità del quello presente, strettamente legato all’emoglobina, nei globuli rossi. La sideremia, ci dà la quantità di ferro circolante; la ferritina misura le riserve di ferro depositate nel nostro organismo, la transferrina è la proteina plasmatica che trasposta il ferro dai depositi al midollo osseo per la produzione dei globuli rossi. Essa è prodotta dal fegato che ne produce  in relazione alle richieste di ferro. Per controllare che il donatore non vada in carenza di ferro, è necessario verificare, almeno annualmente, questi tre parametri, calcolando poi la percentuale di saturazione della transferrina, che è l’indice più sensibile per rilevare eventuali carenze. Tale valore da una idea dinamica del bilancio fra il ferro disponibile nei depositi, rappresentati dalla ferritina accumulata nel fegato e il reale utilizzo del ferro da parte del midollo osseo. Il suo valore, espresso come percentuale di saturazione, non deve essere inferiore al 15% o superiore al 45%. Bassi valori significano che la disponibilità di ferro è diminuita, mentre in suo aumento significa l’esatto contrario cioè che c’è troppo ferro in relazione al suo utilizzo.

La nostra esperienza con i donatori, ci insegna ad avere una particolare attenzione a questi parametri.

Non raramente capita che, nel divenire della sua attività, il donatore mantenga inizialmente dei buoni valori di emoglobina e di ferro circolante, ma inizi a manifestare un calo progressivo della ferritina più o meno accompagnato da un aumento dei valori della transferrina. Questo è un campanello di allarme che ci avvisa che inizia a manifestarsi uno squilibrio fra quanto ferro necessita e quanto ne viene assunto.

Se non interveniamo, consigliando una dieta opportuna, lo stato carenziale peggiora con una stabilizzazione al basso della ferritina, un progressivo aumento della transferrina, il cui indice di saturazione inizia a scendere. Proseguendo ancora calano anche i valori della sideremia e possono iniziare a comparire alcune alterazioni dei globuli rossi, che diventano più piccoli e meno ricchi di emoglobina, microcitosi e ipocromia. Da ultimo calano i valori dell’emoglobina, fino al manifestarsi di uno stato anemico.

Per evitare il manifestarsi di questi fenomeni è necessario che un’attività donazionale regolare, venga accompagnata ad un regime alimentare corretto, soprattutto per quanto riguarda l’assunzione di alimenti ricchi ferro.

A questo scopo l’AVIS, avvalendosi della nostra consulente nutrizionista, dott.sa Romeo, ha prodotto un foglio contenete consigli alimentari che possa essere consegnato personalmente al donatore in occasione delle visite di controllo, oppure inviato con la lettera esito.

La costante osservazione dei parametri dell’emocromo, ferro, ferritina e transferrina e del suo indice di saturazione, consento di evidenziare casistiche di aumento dei valori di questi parametri. Tali situazioni, se non corrette, possono sconfinare in reali malattie con gravi danni alla salute.

Mi limito a fare una breve elencazione.

Aumenti dei globuli bianchi indicano la possibilità dell’instaurarsi di una infezione o, in casi estremi di una malattia ematologica.

Aumenti costanti dell’emoglobina possono essere segni iniziali di malattie polmonari: quali le broncopatie croniche ostruttive accompagnate da insufficienza respiratoria; oppure di malattie  ematologiche.

Alti valori di ferritina, si accompagnano a malattie infiammatorie, oppure, soprattutto se in presenza di  calo dei valori della transferrina e di aumento della sua percentuale di saturazione, possono essere indice di accumulo di ferro nell’organismo che vengono definite come siderosi, se non accompagnati da danno di organo o emocromatosi con la comparsa di danni al fegato, pancreas, cuore.

Nel prossimo articolo parleremo dei grassi: lipoproteine, colesterolo e trigliceridi, esami molto richiesti e spesso male usati soprattutto dalla “medicina fai da te” così diffusa fra di noi.

Dott. Luigi Mancini – Medico AVIS Milano

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